Trama e ordito

Benvenuti nel blog della Casina del Rocco laboratorio artigiano ma non solo... un luogo dove i racconti della montagna, del vento e della natura diventano i veri protagonisti.

giovedì 8 settembre 2011

La cardatura

Lana cardata soffice e calda, pulita e innocente. 


Cardare è un'operazione antica che io compio sempre con molto piacere: la cardatura mette ordine nelle fibre, toglie le impurità, districa le fibre e dispone le fibre tessili in verso parallelo. In breve, cardare significa fare ordine e in questo senso è un perfetto esercizio zen di ricerca di consapevolezza. Gesti ripetitivi antichi come il mondo, che regalano la certezza delle cose sempre uguali anche quando a passare sono i secoli.


Per la cardatura tradizionale si usavano gli scardassi, attrezzi di costruzione famigliare: solo semplici tavolette di legno inchiodate su di un medico per formare un quadrello su cui era fissato con piccole sellerine (chiodini) un pezzo quadrangolare di cuoio, entro cui, attraversanti e a distanza regolare, erano piantati una sorta di chiodi, aperti fatti di filo di ferro reso acciaioso. Si usava con un secondo identico arnese; sul primo, tenuto con i denti rivolti in alto si metteva un piccolo quantitativo di lana e con il secondo attrezzo capovolto rispetto al primo si pettinava con movimenti alternati la  fibra di lana sino a rendere allineati i peli. Prima dello scardasso l'uomo usò il cardo dei lanaioli (dipsacus follonum). 
In provincia di Asti e di Torino operavano abili fabbricanti di pettini da cardatore costruiti con i cardi naturali incollati al legno. Dalle vallate di Susa e del canavese provenivano i migliori cardatori, primi emigranti del lavoro, stagionali che esercitavano anche la professione di filatori.


Nel mio laboratorio ho imparato a cardare utilizzando le spazzole per i cani, pratiche su piccoli quantitativi di lana... 
Per tutti coloro che intendono passare a qualcosa di più professionale suggerisco un bel giro per mercati dell'antiquariato, riservano sempre delle sorprese e forse qualche scardasso è ancora in circolazione in attesa di una nuova stagione.



martedì 23 agosto 2011

Scelte

Ho scelto i boschi, i sentieri, le salite e le persone con qualche storia da raccontare al bar della piazza. Questa è Rubiana dove vivo e lavoro e queste sono diventate le mie radici da cinque anni. Sono arrivata con una mappa personale da ridisegnare: volevo una vita più semplice, anche faticosa, desideravo uscire dai confini ovvi di un lavoro stereotipato... pochi sogni uguali per tutti, volevo sporcarmi le mani.
Al limite di una crisi dai contorni sempre più globali, ho barattato poche sicurezze con l'incertezza assoluta delle cose nuove e ho dato vita ad un progetto tutto mio di artigianato tessile e di confezione legato al recupero delle lane locali e delle fibre in generale. Anche gli stracci hanno cittadinanza alla Casina del Rocco. Le lane diventano feltro e il feltro diventa complemento di arredo, accessorio, capo di abbigliamento, filato per la tessitura su un rigoroso telaio a mano, e gli stracci si trasformano in pupazzi e in pantofole della tradizione francoprovenzale o accessori per la casa. Sperimento tanto, studio e ricerco, riposo poco e mi  impegno, con amore e rispetto per i materiali, anche i più  umili e poveri. 
Vivo in una casa-bottega tutta in legno che qualche scettico chiama con affetto la "casa di carta" ed è qui che mi vengono le idee ed è qui che regalo una qualche forma agli ammassi caotici  di fibre. Lavoro per migliorare ciò che già c'è e per dimostrare che non tutto ciò che viene dal passato è da buttare. 
Trame e orditi come le storie della piazza, nodi da sciogliere, tanti come le difficoltà di ogni giorno, matasse solo all'apparenza inestricabili che però insegnano la faticosa arte della pazienza - i casi della vita possono essere ingarbugliati come una matassa e si può imparare a risolverli senza tagli e fratture...


Così tra un passaggio di un cinghiale e di una volpe, fra i gorgheggi delle raganelle e i rimproveri delle cornacchie, mi arrivano dalle borgate di Rubiana, echi di storie, memorie di cose, attrezzi e fatti che stento a raccogliere sulle pagine dei miei quaderni e allora ho pensato al blog e alla condivisione con chi avrà la voglia di leggere di cose semplici e curiose.
Nei piccoli paesi c'è ancora qualcuno disposto a raccontare della civiltà contadina, del mondo agropastorale e delle sue regole; si impara così, che  tutte le case contadine si assomigliano, così come i saperi antichi sulla semina e sulla coltivazione o sull'uso degli attrezzi si tramandano con singolare continuità in diversi contesti etno-geografici. 
I racconti meritano attenzione e alla cultura contadina e artigiana che ci siamo lasciati alle spalle,  dovrebbe andare una considerazione diversa dal folklore delle fiere di paese. Le tradizioni si possono rinnovare e questo può essere un buon punto di partenza oltre che un'opportunità, soprattutto in tempo di crisi.